Il WEB3 la nuova rivoluzione del web
Il WEB 3 è la nuova rivoluzione della rete che, come le precedenti, cambierà profondamente le regole del gioco.
Ci sono ancora molte incertezze su dove porteranno questi cambiamenti, per questo è importante iniziare a costruire una roadmap di ciò che sta per accadere.
Spesso si legge che il “limite è dato solo dalla fantasia”; che da un certo punto di vista mette in gioco grandissime possibilità, ma che porta con sé anche tanta confusione perché le persone hanno bisogno di una spiegazione chiara e concreta per capire quello che possono fare con questa nuova tecnologia.
Ma andiamo per gradi, una prima definizione è che: il WEB 3 sarà composto da siti e app che saranno in grado di elaborare le informazioni in modo intelligente e decentralizzato.
Già questa affermazione potrebbe creare non poca confusione quindi partiamo da qua…
La seconda rivoluzione del web il WEB2 è stato caratterizzato dall’ingresso dei social media in un ambiente popolato di siti più o meno statici in cui le persone comunicavano prevalentemente a senso unico.
Con l’avvento dei “social” la comunicazione si è aperta a più voci spostandosi dai siti a piattaforme “proprietarie”.
Il risultato della seconda rivoluzione ha portato alla creazione e al consolidamento di grandi colossi centralizzati come Google, Facebook, Twitter che possiedono tutti i nostri dati e che ne fanno l’uso che preferiscono.
Ma, in questo mondo governato da giganti informatici che detengono la maggior parte del potere economico, si trovano migliaia di informatici e pensatori che svolgono la funzione di innovatori e rappresentano gli elementi del sistema che comunicando tra loro in maniera “autonoma” determinano quei cambiamenti che, alcune volte, portano ad una rivoluzione del sistema.
Se ci pensiamo bene è stata la stessa cosa con il WEB2 Facebook nasce da un progetto universitario, Google da due studenti che avevano individuato un bisogno relativo ai motori di ricerca e così via.
Il WEB3 parte dal presupposto che il possesso dei dati non dovrebbe appartenere a ad un unico soggetto ma che questo possa essere condiviso su tutta la rete, reso pubblico e immodificabile. In questo modo tutti potranno usare le sue risorse e beneficiare delle informazioni presenti online.
Uno dei primi passi è stato fatto da Satoshi Nakamoto, emblematica figura che ha pubblicato un documento in cui si definivano le regole della criptovaluta Bitcoin.
La grande particolarità del sistema può essere riassunta nel fatto che un’informazione non risiede più su dei computer di proprietà di un’unica azienda ma sono distribuiti su tanti computer sparsi per il mondo e protetti da sistemi di crittografia che li rendono inattaccabili. Per fare questo le persone che mettono a disposizione i propri computer per costruire questa rete vengono ricompensate con una parte del costo delle transazioni (fee). In questo modo si realizza il concetto di decentralizzazione.
Da questa esperienza si sono susseguiti tanti altri sviluppi e oggi le due blockchain principali sono Bitcoin che si occupa prevalentemente di scambi finanziari e Ethereum che ha aperto la blockchain ad un nuovo concetto che è quello degli Smart Contract.
E’ proprio il concetto di smart contract che introduce la possibilità di creare una rete intelligente in cui le transazioni non siano controllate dalla volontà delle persone ma regolate in base a programmi immutabili che ad una data azione assicurano una specifica conseguenza. Va puntualizzato che lo smart contract non è legato a concetti di intelligenza artificiale o simile è solo un nome molto particolare per chiamare un programma formato formato da blocchi causa effetto, sempre in esecuzione sulla rete blockchain e che può essere eseguito da chiunque. In sintesi gli smart contract hanno tre funzioni:
1. archiviano regole
2. verificano le regole
3. eseguono le regole
Quindi mettendo insieme il concetto di una rete distribuita che per funzionare deve mantenere un dato immutato e inattaccabile e gli smart contract che sono essenzialmente programmi che eseguono delle operazioni in maniera continuativa, otteniamo il presupposto base su cui si fonda la rivoluzione del WEB 3: possiamo costruire un computer distribuito che non è di proprietà di nessuno che esegue dei software immutabili per eseguire transazioni tra diversi soggetti.
Adesso forse potrebbe non essere così chiara la portata di questa affermazione ma facciamo un esempio che ci ha visto tutti coinvolti almeno una volta: il mancato pagamento di una fattura da parte del cliente.
Quando questo avviene dobbiamo iniziare un iter di telefonate che si conclude nella peggiore delle ipotesi con il ricorso ad un avvocato.
Come sarebbe stato possibile risolvere la questione grazie ad uno smart contract? La prima cosa da capire è che uno smart contract è un programma che è stato scritto ed è stato “registrato” sulla rete blockchain. Le due parti potrebbero usare uno smart contract che nel momento in cui viene rilasciata la fattura registri l’accordo di pagamento delle due parti per mezzo delle registrazione dei loro wallet (di cui parleremo in un prossimo articolo). Nella blockchain tutto è trasparente per cui l’ammontare di valuta nel wallet è chiaro e se scende al di sotto del valore della fattura invia un segnale. Questo modello porterebbe ad una maggiore trasparenza e chiarezza nei rapporti perché se un cliente dovesse avere difficoltà economiche non aspetterebbe la scadenza del pagamento facendo spesso finta di nulla fino a che non è chiamato dall’ufficio amministrativo, ma si attiverebbe per rinegoziare la data di pagamento facendo accordi specifici.
Grazie alla blockchain si otterrebbero due risultati, la distribuzione delle responsabilità e una maggiore garanzia di serietà e responsabilità.
Ci sono innumerevoli esempi di come questo sistema può migliorare la vita delle persone, dalla distribuzione alla gestione degli organi per i trapianti.
Il passo che ogni imprenditrice ed imprenditore è chiamato a fare è quello di incominciare a comprendere come questa nuova tecnologia di può rendere la sua attività più performante e aprire nuove aree d’affari e migliorare quelle esistenti.
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Il WEB3 è arrivato e non ci resta altro che iniziare a utilizzarlo al meglio.. tutti..
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